Conversione ecologica sulla via di Damasco o necessità industriale? Poco importa: è tempo di cambiamenti, nel mondo dell’industria chimica inglese. Mentre i “cugini” del Commonwealth frenano sugli investimenti — l’Australia ha appena congelato un piano da 36 miliardi di dollari — la Gran Bretagna sembra voler viaggiare veloce verso l’energia prodotta con l’idrogeno. Ineos, la terza azienda del settore al mondo, ha annunciato lo scorso martedì – in una seguitissima conferenza stampa – che intende destinare, entro la conclusione dell’anno corrente, «una maggior quantità di risorse allo sviluppo dell’energia ad idrogeno».
Il piano del multimiliardario Sir. Jim Ratcliffe: investire 25 milioni di sterline nell’azienda HydrogenOne Capital Growth (che sarà quotata alla Borsa di Londra entro fine anno). E Downing Street conferma che il governo investirà 240 milioni nel settore dell’H2. ma non tutti sono d’accordo sulla convenienza del progetto.
Nello specifico, Ineos – fondata e guidata dall’ingegnere multimiliardario Sir. Jim Ratcliffe – si prepara a investire almeno 25 milioni di sterline nell’azienda HydrogenOne Capital Growth, una società la cui quotazione al listino di Londra è calendarizzata entro la fine del 2021. La scelta aziendale di Ratcliffe non esce dal solco della macro-strategia promossa da Downing Street: spendere miliardi di sterline nella produzione di gas a combustione pulita e 240 milioni nel settore dell’H2. Non mancano le polemiche. «L’idrogeno – obietta il quotidiano britannico The Guardian – è reputato come la pietra miliare nei piani del governo per porre fine al contributo del Paese alla crisi climatica globale. Ma questa scelta ha sollevato, tra i gruppi ambientalisti, il sospetto che l’industria dell’idrogeno possa fare troppo affidamento sui combustibili fossili (ndr. per produrre idrogeno)piuttosto che sull’utilizzo di energia rinnovabile». HydrogenOne intende difatti affidare risorse non soltanto a progetti di idrogeno verde, ma anche all’ idrogeno blu (quello ottenuto dai tradizionali combustibili fossili).
fonte: www.corriere.it