Dalla tecnologia alla crisi climatica. Così il cofondatore di Viber si è convertito all’idrogeno

Dalla tecnologia alla crisi climatica. Così il cofondatore di Viber si è convertito all’idrogeno

Talmon Marco, a capo dell’israeliana H2Pro, racconta come la sua compagnia intende cambiare il mondo dell’energia. “Ho pensato alla sfida più grossa che avevamo davanti: la salvaguardia del nostro pianeta”. E fra gli investitori c’è anche Bill Gates

Un passato nella tecnologia e un presente in prima linea nella lotta alla crisi climatica. Talmon Marco, israeliano di 48 anni di origini rumene, ha trascorso buona parte della sua vita a fondare compagnie digitali: suo ad esempio il servizio di messaggistica Viber, nato nel 2010 a pochi mesi di distanza da WhatsApp, seguito nel 2016 da Juno, app simile a Uber. La prima è stata venduta per 900 milioni di dollari, la seconda per 200. “A quel punto ho capito che era venuto il momento di cambiare”, racconta lui stesso in collegamento video da Tel Aviv. “Ho pensato alla sfida più grossa che avevamo davanti, quella della salvaguardia del nostro pianeta, e l’idrogeno è una delle soluzioni più promettenti”.

E così da un mondo come quello del digitale dove le cose si costruiscono nel giro di pochi mesi, si è ritrovato nel settore dell’energia nel quale al contrario i passi avanti si compiono nell’arco dei decenni. “E’ vero, sono due universi differenti e a volte la velocità della tecnologia mi manca. Ma è proprio quella che ora tento di portare nel campo energetico”.

Team di H2Pro. Talmon Marco è il settimo da destra
Il team di H2Pro. Talmon Marco è il settimo da destra

Oggi Marco guida H2Pro, compagnia che ha appena ricevuto 22 milioni di dollari in finanziamenti da parte di alcuni investitori del calibro di Bill GatesLi Ka-shing, il miliardario di Hong Kong che possiede quote di Facebook e Spotify fra le altre. Nell’azienda israeliana hanno visto entrambi un forte potenziale di crescita, essendo impegnata nello sviluppo di una tecnologia chiamata E-tac capace di creare idrogeno in maniera più economica rispetto a quelle attuali. Il traguardo dichiarato è abbassare il prezzo fino ad un dollaro al chilo, quando oggi ne servono dai due e mezzo ai sei. In partica abbattere il principale ostacolo che ne impedisce l’adozione.

I laboratori di H2Pro 

Simile all’elettrolisi, E-Tac utilizza l’elettricità per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Ma a differenza dell’elettrolisi convenzionale, l’idrogeno e l’ossigeno vengono generati separatamente in fasi diverse: una fase elettrochimica (E) e una fase chimica attivata termicamente (Tac). Il risultato sono reattori elettrolitici senza membrana che costano molto meno rispetto a quelli tradizionali. Non solo. Il processo consentirebbe la produzione di idrogeno verde con un’elevata efficienza energetica (98,7% HHV) e un’efficienza del sistema del 95%.

“Se davvero riuscissimo a produrre idrogeno a basso costo lo potremmo usare negli impianti di riscaldamento di oggi, anche mischiato ai gas fossili per ridurne l’impronta di carbonio, così come nei trasporti o per immagazzinare l’energia delle rinnovabili”, continua Talmon Marco. “Non credo sia realistico pensare ad un’adozione immediata a tutto campo. In certi ambiti l’idrogeno potrebbe essere competitivo anche dal punto di vista economico già dal 2023, per altri ci vorrà più tempo”.

Fonte: www.repubblica.it/green-and-blue scritto da Jaime D’Alessandro