Microplastiche, a rischio grandi predatori

Microplastiche, a rischio grandi predatori

A dirlo è uno studio pubblicato su Nature Communication Biology. Gli effetti sugli organismi marini mettono a rischio anche la salute umana

Allarme microplastiche. Stavolta proviene da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Communications Biology in cui vengono analizzati gli effetti delle plastiche. E a firmarlo sono dei ricercatori italiani.

Microplastiche: dal pesce piccolo al grande

Le microplastiche ingerite dal plancton o direttamente dagli organismi dei fondali marini vengono ulteriormente accumulate dai predatori determinando molteplici effetti negativi molecolare, fisiologico, ecologico ed epidemiologico. Le plastiche creano micro-escoriazioni sui tessuti degli organismi marini esponendoli a infezioni di batteri patogeni. Inoltre, l’ingestione di microplastiche da parte degli organismi marini riduce la capacità degli organismi di alimentarsi e altera l’espressione di geni che controllano la risposta agli stress.

A rischio la salute dell’uomo

“Con questo studio – dichiara Cinzia Corinaldesi, docente di Ecologia Marina Applicata all’Università Politecnica delle Marche, che ha coordinato la ricerca – abbiamo dimostrato che l’effetto delle microplastiche potrebbe aggravarsi nei livelli trofici superiori ovvero negli organismi predatori che accumulano le microplastiche ingerite dalle loro prede e questo può avere risvolti importanti anche per la salute dell’uomo”.

Microplastiche nel 2050


“Sono risultati abbastanza allarmanti perché la concentrazione delle microplastiche aumenterà di 4 volte da qui al 2050, nonostante tutti i nostri sforzi per ridurre l’uso della plastica monouso”

Roberto Danovaro– presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn


Il titolo dello studio è “Multiple impacts of microplastics can threaten marine habitat-forming species” è stato firmato non solo da  Cinzia Corinaldesi ma anche da  Sara Canensi, Antonio Dell’Anno, Michael Tangherlini, Iole Di Capua, Stefano Varrella, Trevor J. Willis, Carlo Cerrano e Roberto Danovaro. “Sono risultati abbastanza allarmanti perché la concentrazione delle microplastiche aumenterà di 4 volte da qui al 2050, nonostante tutti i nostri sforzi per ridurre l’uso della plastica monouso e questo metterà a rischio un’importante porzione della diversità marina, inclusi gli ingegneri ecosistemici e gli organismi di maggior interesse commerciale come i grandi predatori e il Corallo rosso” conclude Roberto Danovaro, uno degli autori della ricerca e presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine.

Fonte www.lanuovaecologia.it